I sontuosi panorami dalle alte vette, le verdi valli alpine, i ruscelli mormoranti e i laghi nei quali si riflette il cielo azzurro, il ricco mondo delle piante e degli animali. No, questo non è un sogno, tutto questo si può vivere nel Parco nazionale del Triglav, l’area protetta più estesa della Slovenia e l’unico parco nazionale sloveno. Ha preso il nome dalla montagna più alta della Slovenia, il Triglav (Tricorno) di 2.864 metri, che è una specie di “montagna sacra”. Il parco comprende la maggior parte delle Alpi Giulie orientali. Oltre alle bellezze naturali, è possibile sentire il legame dell’uomo con la natura, il che si riflette anche nel patrimonio culturale del parco. Le opportunità per esplorare e trascorrere attivamente il tempo libero sono davvero tante, per questo motivo non esitate a visitarlo. Sentite il Parco nazionale del Triglav a modo vostro.L’unico parco nazionale in Slovenia, paradiso degli amanti della natura incontaminata, comprende numerose curiosità e le vette delle Alpi Giulie, tra le quali regna il Triglav (2864 m), la montagna slovena più alta.
Una delle famose leggende slovene narra del camoscio alpino con le corna d’oro che regnava nella zona delle Alpi Giulie. Entrate nel suo regno e trovate i suoi tesori più grandi, nascosti nel territorio del Parco nazionale del Triglav e nelle zone circostanti.
Viaggiando in Slovenia, specialmente nella parte nord-occidentale, è ricorrente la figura del camoscio dalle corna dorate. Si chiama Zlatorog, e in queste terre magiche, è considerato una leggenda vera e propria.
Il suo nome compare anche sull’etichetta della birra più diffusa del paese, la Laško.
La leggenda del camoscio
La leggenda narra come il camoscio creò la Valle dei Laghi del Triglav, una zona selvaggia, aspra e rocciosa situata quasi nel cuore del Parco Nazionale del Triglav.
In passato Zlatorog vagava nella vallata in compagnia delle Dame Bianche, le fate che mantenevano verdi i pascoli montani e aiutavano gli uomini nel momento del bisogno.
Nel frattempo, nella Valle del Soča vicino a Trenta si stava complottando alle sue spalle. La figlia di un locandiere aveva ricevuto in dono alcuni gioielli da un ricco mercante veneziano. Così la madre della ragazza aveva chiesto al suo pretendente, un giovane povero ma abile cacciatore, di portarle in dote un tesoro di pari valore: l’oro di Zlatorog nascosto sotto il Monte Bogatin, e custodito da un serpente con molte teste. Se avesse fallito, avrebbe dovuto almeno portarle un mazzo di rose del Triglav come prova della sua fedeltà. Ma si trattava di un compito impossibile, perché si era nel cuore dell’inverno.

Fremente di gelosia, il giovane cacciatore salì sulla montagna in cerca del camoscio; pensava che se fosse riuscito a impossessarsi anche solo di un pezzetto delle sue corna dorate, il tesoro di Bogatin – e la sua amata – sarebbero stati suoi. Alla fine il giovane avvistò Zlatorog, prese la mira e fece fuoco, centrandolo in pieno.
Il sangue zampillato dalla ferita di Zlatorog sciolse la neve, e in quel punto fiorì magicamente una rosa del Triglav. Il camoscio morente ne mangiò qualche petalo e in men che non si dica tornò di nuovo in piedi. Quando balzò via, sul terreno toccato dai suoi zoccoli spuntarono altre rose, che attirarono il cacciatore sempre più in alto. Ma mentre salivano, il sole colpì le corna dorate di Zlatorog e il riflesso abbagliò il cacciatore, che perse l’equilibrio e precipitò in una gola.
Zlatorog, che fino ad allora era sempre stato mite e fiducioso, si infuriò vedendo che un semplice mortale lo aveva attaccato a quel modo. In preda alla rabbia, devastò la Valle dei Laghi del Triglav, creando il paesaggio desolato che si può vedere oggi. Poi abbandonò quelle terre insieme alle Dame Bianche per non farvi più ritorno.
E cosa ne fu degli altri personaggi? La figlia del locandiere attese invano il ritorno dell’amato. Con l’avvicinarsi della primavera la neve iniziò a sciogliersi ingrossando le acque del Soča, che un giorno le portarono un triste dono: il corpo del suo giovane spasimante, che stringeva ancora nella mano senza vita una rosa del Triglav. Quanto all’avida moglie del locandiere, la sua sorte ci è ignota.
Fonte: Lonely Planet Slovenia 2016

Il Sentiero isontino conduce da Bovec al cuore del Parco nazionale del Triglav (PNT) percorrendo le rive del fiume Soča. Nel Dom Trenta, il Centro informativo del parco, è possibile assistere alla proiezione di splendide illustrazioni e fotografie del parco.
Peculiarità naturali e culturali più importanti nel Parco naturale del Triglav
Il circondario di Bovec racchiude decine di valori naturali e culturali, peculiarità le più visitate delle quali sono:
- il fiume Soča, la sorgente del Soča e la Grande forra,
- il giardino botanico Alpinum Juliana,
- il Museo di Trenta,
- i laghi del Krn,
- i Kriški podi,
- la fortezza Kluže,
- Sella del Mangart,
- Javorca, chiesa commemorativa dello Spirito Santo,
- Le gole di Tolmin.

Caratteristiche del Parco naturale del Triglav (PNT)
- dimensioni: 880 km²;
- paesaggio: monti ondulati di formazione recente delle Alpi giulie orientali, bosco (prevalgono il faggio, l’abete e il larice), numerose acque sotterranee, sorgenti carsiche, corsi d’acqua e pittoreschi laghi glaciali;
- vegetazione: specie endemiche di fiori di montagna, come il crepide del Triglav (Crepis Terglouensis), il papavero delle Alpi Giulie (Papaver julicum), l’aconico (Aconitum angustifolium) e la campanula di Zois (Campanula zoysii);
- fauna: uccelli (aquila reale, falco dalla testa bianca, gallo selvatico e il francolino di monte), orso bruno, lince, camoscio, stambecco alpino, marmotta alpina, capriolo, cervo, coniglio di montagna, faina, volpe, tasso, francolino di monte ecc.
La maggior parte del Parco nazionale del Triglav, quasi un terzo, si estende nel territorio del comune di Bovec. In questi si trovano ad es. la parete Loška Koritnica, le valli Trenta, Bavšica, Soča, Lepena, Zapoden e Zadnjica.
